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L'equilibrio......vertigine del vivere


Quante volte mi sono trovato a lavorare con le persone per cercare di incrementare, recuperare o mantenere le loro capacità di stare in equilibrio. Per chi non ha mai avuto problemi in questo campo mantenere il corretto equilibrio in statica e/o in dinamica non è affatto difficile, soprattutto in condizioni normali. Per le persone invece che si sono trovate a confrontarsi con dei deficit più o meno accentuati nei distretti cerebrali volti al mantenimento dell’equilibrio, certamente questa è diventata una tematica molto sensibile. Pensandoci bene il termine “equilibrio” è utilizzato in maniera abbastanza indifferente sia che si parli strettamente del corpo, sia che si affronti una caratteristica assai rilevante del carattere e del temperamento di un individuo . E come ormai mi è diventato sempre più chiaro, il lavoro sul corpo procede di pari passo col lavoro sulla mente e sulla parte meno tangibile di un essere umano, meno tangibile ma non per questo meno rilevante. Mi sono saltate all’occhio quindi alcune similitudini tra l’equilibrio di un corpo e quello di un carattere o di un temperamento: innanzitutto il mantenimento di una posizione equilibrata dà certamente sicurezza sia nel mantenimento di una posizione in stazione eretta, per esempio, che nell’ambito di una discussione, per quanto questa possa essere accesa e coinvolgente. In secondo luogo l’essenza dell’equilibrio che alleniamo ad esempio su una superficie instabile ( ricordo con piacere le sessioni di lavoro in ospedale con i pazienti che lavoravano per lungo tempo sulle tavolette stabilometriche…) è il risultato non di una condizione statica, bensì di un continuo aggiustamento seppur minimo e a volte impercettibile agito da tutta la muscolatura costituente un corpo umano. Come non notare quindi la similitudine nella vita sociale di tutti i giorni? Anche in questo caso infatti l’essere troppo ostinati e arroccati senza se e senza ma sulle proprie posizioni spesso porta a un fallimento della comunicazione con gli altri individui e ad un conseguente peggioramento dei rapporti. Il fascino di tutto questo mi è apparso chiaro quando ho capito che sia nell’equilibrio fisico che in quello emotivo ed energetico il segreto probabilmente sta proprio nell’essere fedele alla posizione che si ritiene corretta per sé, senza escludere però tutta una serie di piccoli adattamenti che rappresentano una flessibilità costruttiva. In entrambe le sfere della nostra quotidianità, quella più strettamente fisica e quella più ampiamente emotiva, la rigidità non è una buona compagna di viaggio: muscolarmente rischia di causare danni più o meno gravi, ed emotivamente rischia di portare ad isolamenti non costruttivi per un essere sociale come la persona umana. Mi piace concludere questa breve riflessione con una citazione che testimonia il fatto che la pratica costante è fondamentale per il raggiungimento dei risultati sperati : “L’armonia è l’equilibrio senza sforzo”, per indicare che una condizione di costante armoniosità mantenuta istintivamente richiede un costante lavoro di esercizio all’essere equilibrati, sia fisicamente che emozionalmente.

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