In qualità di fisioterapista capita sovente che mi vengano chiesti alcuni consigli riguardo all’attività fisica in generale, o a una condotta presumibilmente utile per vivere meglio dal punto di vista della sintomatologia fisica. Nel corso della mia attività professionale mi sono accorto di aver molto aggiustato il tiro, integrato, modificato e aggiornato i miei suggerimenti. Innanzitutto è intuitivo e quasi ovvio che una attività costante, completa e allenante sia salutare per chiunque, ma essa è di per sé sufficiente? Io penso di no….. io penso che l’attività fisica costituisca una base di un contesto che è necessario sia più ampio se si vuole costruire davvero il proprio benessere. E allora cosa altro può essere utile? Inizierei col dire che il tempo dedicato allo svolgimento di una attività fisica vada interpretato e organizzato come lo spazio che nell’arco della giornata io posso dedicare solo e unicamente a me stesso, senza possibilità di interferenze esterne disturbanti. E’ infatti narrativa comune il fatto che in tante, troppe realtà il lavoro sia entrato prepotentemente nella casa delle persone, travalicando quello che secondo me è uno spazio sacro, quello costituito dalla propria abitazione, dal proprio nido se vogliamo parlare in termini biologici. Anche l’inevitabile convivenza con i diversi membri della famiglia predispone a una interazione continua con essi; ultimi ma non ultimi i continui stimoli distraenti e ipnotizzanti costituiti da tutta l’attrezzatura elettronica di cui tutti più o meno siamo dotati. In virtù di queste premesse ecco che trovo davvero irrinunciabile la costruzione di uno spazio proprio, che sia inviolabile e quasi sacro, in cui porre energia e tempo di “ricarica”. Il mio suggerimento è innanzitutto quello di scegliere una attività che piaccia, da svolgere non solo “perché me l’ha ordinato il dottore”, ma perché mi piace e mi gratifica!! La possibilità di scelta è ormai talmente ampia da avere l’imbarazzo della scelta. Una volta individuata la pratica a cui dedicarsi è possibile creare una sorta di ritualità prima di iniziare, anche piccoli gesti ripetuti, ma che comunichino alla propria mente il messaggio “eccomi che mi distolgo dalla frenesia quotidiana ed entro nel mio spazio personale inviolabile”. A questo punto i gusti personali prendono la parola: a me personalmente per esempio piace connettermi con una attività all’aria aperta, anche intensa, ma con un sottofondo musicale che in quel momento rappresenti il mio stato d’animo. Posso poi utilizzare delle essenze profumante per sfruttare l’attivazione del mio sistema limbico ( magari dedicheremo spazio a questo magico sistema in un’altra chiacchierata…). Tutti questi piccoli gesti rituali vanno a costituire una sorta di aggancio ipnotico per la nostra mente, che a quel punto si educa a cambiare registro, a staccarsi dal famigerato stress, dall’altrettanto famigerato pilota automatico e a dedicarsi a una pratica finalmente biologicamente sostenibile.
CONTINUA……...
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